DIFFIDA A TAP ITALIA
Diteci tutto. Dateci tutte le informazioni che finora avete negato ai cittadini che ve le avevano chieste, sugli effetti inquinanti del vostro gasdotto, sugli impatti climatici diretti e indiretti, compresi quelli cumulativi con il gasdotto Snam.
Tap risponderà? Se non lo farà, si procederà per le vie giudiziali, consentite dall’ordinamento italiano a tutela dei diritti fondamentali della persona umana.
Intanto, ieri è partita la diffida: “diffida a informare sui pericoli anche solo potenziali delle nuove emissioni di gas serra”.
E stata rivolta a Tap Italia, e ad altre società collegate.
La firmano il professor Michele Carducci, docente ordinario di diritto costituzionale comparato e diritto climatico presso l’Università del Salento, da anni all’avanguardia nelle battaglie ambientaliste in ambito internazionale; e gli avvocati Raffaele Cesari e Luca Saltalamacchia, “in nome proprio e per conto dei cittadini e delle associazioni che già si rivolsero a codesta Società nei precedenti inviti, rimasti inevasi, in qualità di titolari del diritto umano al clima stabile e sicuro e del conseguente diritto fondamentale all’informazione, notoriamente non comprimibile o eludibile dall’iniziativa economica privata”.
I firmatari infatti hanno constatato “la suddetta opera, una volta conclusa e avviata anche come attività di distribuzione di gas naturale sul territorio italiano, rientrerà nelle fattispecie dell’attività pericolosa ex art. 2050 cc. e della custodia ex art. 2051cc.”; e il fatto che “le informazioni reperibili sul sito TAP nulla documentano in tema di pericoli anche solo potenziali del gas naturale sia in merito allo sforamento o meno del residuo carbon budget, italiano e della UE, ancora disponibile per centrare gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi del 2015 e le conseguenti decisioni e determinazioni dello Stato italiano, sia in merito al concorso, delle emissioni di gas serra della nuova organizzazione e della nuova attività, ai feedback loop positivi, derivanti dalle crescenti concentrazioni planetarie di metano”.
E che cosa vogliono sapere i firmatari dell’esposto?
Ecco qua:
α – l’inventario totale delle emissioni di gas serra, che l’opera TAP nel suo insieme (in termini dunque di intensità di carbonio dell’organizzazione aziendale complessiva sul territorio italiano) e l’attività distributiva del gasdotto TAP (in termini dunque di emissioni programmate e fuggitive della tratta italiana) verseranno sul territorio italiano, per l’intero ciclo di vita ad oggi programmato per entrambe,
β – la stima degli effetti del suddetto versamento di emissioni di gas serra sul residuo carbon budget, italiano e della UE, da non sforare per centrare i termini di stabilizzazione fissati al 2030 e al 2050,
γ – la stima dei pericoli, anche solo potenziali, che tale quantità totale di versamento di gas serra produrrà sulla stabilità del sistema climatico italiano e sui feedback loop positivi, determinati dalle crescenti concentrazioni di metano,
δ – ogni altra informazione utile sugli impatti climatici diretti e indiretti del gasdotto, compresi quelli cumulativi con il gasdotto Snam,
ε – le fonti documentali e scientifiche di riferimento per i riscontri e le verifiche delle informazioni rilasciate e le modalità per il loro accesso e confronto comparativo.