n.821: La Terra sta pensando per noi: una conversazione con Amitav Ghosh di Andrew Malmuth.
Intervista a Amitav Gosh, a proposito del suo ultimo libro “The Nutmeg’s Curse: Parables for a Planet in Crisis”.
KYLE POWYS WHYTE scrive che, per le comunità indigene, come i suoi stessi popoli Potawatomi, non è raro guardare “al futuro dell’ingiustizia climatica dilagante guardando alla storia ciclica dei coloni e ad altre inflizioni coloniali del cambiamento ambientale antropogenico”. Che le storie del colonialismo costituiscano una base per le nostre attuali crisi climatiche è evidente ai popoli indigeni e colonizzati del mondo; come osserva Amitav Ghosh nella nostra conversazione, la domanda più importante è: per chi non è evidente? Nel suo libro La maledizione della noce moscata: parabole per un pianeta in crisi, Ghosh intreccia la scrittura di viaggio, la narrativa personale, l’analisi storica e la sintesi di un’ampia borsa di studio per raccontare una storia sull’impero occidentale e lo sterminio del nostro mondo. Ghosh non nega i legami tra il capitalismo globale, la produzione di combustibili fossili e il nostro pianeta in riscaldamento: è intimamente consapevole, infatti, di come i combustibili fossili dominino le nostre vite. Tuttavia, segue teorici come WEB Du Bois, Cedric Robinson e CLR James che sostengono che la modernità capitalista è inseparabile dalle istituzioni e dalle logiche costruite attraverso la violenza imperiale verso i popoli colonizzati e razzializzati. Ghosh ripercorre come i sistemi coloniali di dominio abbiano plasmato sia le ideologie razzializzate verso le persone schiavizzate che le ideologie meccanicistiche verso il mondo “naturale”, proiettando tutte le entità non umane come inerti, simili a macchine, e privo di vitalità. Cita Ben Ehrenreich, che ha osservato che “solo una volta immaginato il mondo morto, potevamo dedicarci a renderlo tale”.