n.74: Confini planetari, le soglie che non possiamo (più) superare

Se si vuole comprendere in modo approfondito che cosa implichino i fenomeni dei cambiamenti climatici e che cosa significhi “sostenibilità”, non nei termini “narrativi” del diritto (dove la parola finisce con assumere connotati tipici delle “formule magiche”, da sempre praticate dal diritto) bensì nella prospettiva della sopravvivenza delle specie viventi (compresa quella umana), si deve conoscere l’approccio cognitivo dei c.d.”confini planetari” o PB (Planetary Boundaries), messo a punto a partire dal 2009 e costantemente aggiornato da una rete sempre più ampia di ricercatori di diverse discipline. Si tratta di un nuovo meccanismo costitutivo per qualsiasi ricerca sulla sostenibilità. La sua rilevanza è sintetizzabile in 6 punti: 1) interdisciplinarità; 2) approccio storico ai temi e problemi nella lunga durata del sistema terra, sia nella prospettiva naturale che in quella socio-biologica degli esseri umani; 3) complementarità con l’approccio ecosistemico nei processi di analisi e decisione politica; 4) superamento della “tirannia delle piccole decisioni”, evidenziata da W.E. Odum sul fronte sia delle azioni che delle osservazioni dei problemi della sostenibilità; 5) apertura alla qualificazione della giustizia climatica come “equilibrio” tra tutti i “confini planetari”; 6) considerazione dei “conflini planetari” come limiti invalicabili per la effettività dei diritti delle generazioni future e la tutela di tutte le forme viventi del pianeta. Il link riportato ne offre una sintesi di conoscenza in italiano.

https://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/milly-barba-rita-occhipinti-michela-perrone-valentina-tudisca/confini-planetari

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