n.709a: “Quanto basta? La società dei consumi e il futuro della terra”, Alan Durning

Già all’indomani della Seconda Guerra mondiale, Victor Lebow, dirigente di azienda statunitense tra i più acuti del tempo nel comprendere l’importanza della pubblicità commerciale e del consumismo come motore del profitto, scriveva, con non comune onestà intellettuale: “Le nostra economia, così bisognosa di produrre sempre di più, ci impone di plasmare sul consumo la nostra stessa vita, di trasformare in riti l’acquisto e l’uso dei beni materiali, di fare del consumo la nostra unica fonte di soddisfacimento spirituale e di autorealizzazione. Smaniamo per consumare, eliminare, sostituire ogni genere di oggetto ad un ritmo sempre più rapido”. Sintetizzava così quello che di lì a poco sarebbe diventata la “società dei consumi”, riflesso della “società del ben-essere”, “americanizzata” nelle logiche comportamentali, prima, e nel linguaggio e nel lessico, poi, in tutto il mondo.Un altro statunitense, due decenni dopo (non oggi), riprese quella specie di profezia per interrogarsi sulle sue “illusioni” di “soddisfacimento dell’essere” (il c.d. “ben-essere”) e sulla tremenda realtà che quei simulacri di realizzazione di sé avrebbero in poco tempo rivelato.Ne è emerso un testo, tradotto anche in italiano, che merita di essere letto o riletto, perché sembra pensato per l’oggi.

https://www.francoangeli.it/Ricerca/scheda_libro.aspx?Id=50

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